|
Subito san Carlo ha dato ordine, come era solito fare nella sua diocesi quando si riteneva insoddisfatto dello stato degli edifici sacri, che venissero attuati lavori di ristrutturazione e di manutenzione: costruzione del soffitto, collocazione del crocifisso ligneo sull'arco di accesso all'abside, apertura di tre finestre sulle due pareti longitudinali, costruzione di una cappella per il battistero subito dopo l'entrata a sinistra, nel rispetto della tradizione cattolica, persino la sostituzione dell'acqua santa torbida con acqua limpida e la pulizia delle pareti. Gli ordini che richiedevano una spesa minima sono stati rispettati in tempi brevi, invece, solo dopo le sollecitazioni del successore di san Carlo, Federico Borromeo, si è proceduto alla realizzazione dei lavori che necessitavano di un maggiore impegno economico. Nella seconda metà del XVII sec. (dal 1664 al 1700 circa), la crescita demografica ha imposto l'ampliamento della chiesa e, per disposizione della fabbriceria (che si occupava dell'amministrazione della chiesa), dopo aver abbattuto i muri perimetrali, sono state aggiunte prima la navata a settentrione con tre cappelle, oltre a quella del battistero e, a distanza di qualche anno, la navata meridionale con altre tre cappelle, destinate alla celebrazione delle messe nei giorni feriali; le navate laterali erano separate da quella centrale da colonne sormontate da archi. La trifora della facciata è stata murata e in corrispondenza di questa, internamente, su un balcone, è stato posto un organo. Il cardinale Pozzobonelli, in occasione della sua visita del 1755, si è dichiarato soddisfatto della chiesa di san Martino, limitandosi a dare solo qualche piccola disposizione.
|