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Al centro dell'aula, al termine della parete decorata con affreschi del Cinquecento, sollevate alcune parti del pavimento in cotto, sono emerse le fondazioni dell'antica chiesa in grosse pietre, che scendono per 40-50 cm., visibili attraverso due lastre di vetro poste sul pavimento. All'esterno della nuova facciata affiorano tracce dell'antica “rizzada”. Sulla pianta del Cinquecento erano disegnate tre piccole absidi orientate in spessore di muro di cui, al momento dei lavori di ristrutturazione, non vi era alcuna traccia. È stato fatto quindi un sondaggio, partendo dal pavimento dell'esistente nicchia della Madonna e, a soli 20 centimetri di profondità, è apparsa la nicchia primitiva intonacata e dipinta con decorazioni architettoniche. Anche lateralmente, operando solo in una porzione di spazio, sono venute alla luce gli inviti delle due absidiole laterali. La presenza di queste tre piccole absidi induce ad accostamenti con le tipologie altomedioevali. Si è giunti alla struttura originaria gradualmente: prima è stato tolto l'altare di marmo nero e rosso, probabilmente recuperato dalla zona di Besozzo, poi, spostando la statua della Madonna della Cintola, è apparsa una nicchia quadrata, sul cui fondo celeste era ben visibile l'impronta di una statua, addossata al muro in precedenza. Lateralmente alla nicchia sporgevano due colonnine contro le quali aderiva l'altare di marmo, su cui dominava la statua della Madonna della Cintola. L'impronta nella nicchia quadrata era stata lasciata sicuramente da una statua più piccola e ha suggerito agli esperti della Sovrintendenza che potesse trattarsi della Madonna Nera, protagonista di una leggenda malnatese, sparita durante la dominazione spagnola in Italia. Continuando la ricerca delle absidi si è trovata una mensa del 1500 e, tolta anche questa, è emerso un altare longobardo (IX secolo) che conserva parzialmente la tinteggiatura rosso-bruno, molto simile a quella dell'altare longobardo della chiesa di Gemonio.
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